Interiorità e astrazione nelle opere di Vittorio Amadio
di Carlo Melloni


Un passato di operaio dell'industria petrolifera in Venezuela e i contemporanei contatti con gli indios del Rio Negro hanno fatto di Vittorio Amadio, in primo luogo, un homo faber con potenzialità multifattuali, poi gli hanno trasfuso quella sorta di sciamanismo applicata all'arte per cui l'artista diventa un tramite tra le scaturigini spirituali/esoteriche delle forme proprie del linguaggio artistico e colui che di tale linguaggio è il destinatario. Non a caso, Wassily Kandinsky scriveva (in "Über das geistige in der kunst,insbesondere in der malerei"): “La forma, in senso stretto, è il confine tra una superficie e l'altra. Questa è la sua definizione esteriore. Siccome, però, tutto ciò che è esteriore racchiude necessariamente in sé un’interiorità (più o meno palese), ogni forma ha un contenuto interiore. La forma dunque è l'espressione del contenuto interiore". Nell'arte di Vittorio Amadio, sia essa un'opera di pittura o di scultura o un'incisione, l'interiorità di cui parla Kandinsky ha finito per assumere una valenza che non è, ovviamente, quantificabile, ma la cui incidenza è inversamente proporzionale alla insistenza con cui l'artista italiano riveste i contenuti non facilmente decodificabili delle sue opere con forme e cromatismi al limite della gestualità pura, dell'action painting. Del resto, lo stesso W.K. precisava: “Chi non capisce il suono interiore della forma (sia fisica che, soprattutto, astratta) considera la composizione un arbitrio”. Fenomeno, questo, ben noto ai frequentatori delle mostre d'arte dove è tutt'altro che raro ascoltare osservatori domandarsi ad alta voce, guardando un opera astratta, che cosa l'autore abbia voluto rappresentare. Domande del genere, Amadio le ha sentite molte volte a proposito delle sue opere, ma per naturale inclinazione egli non tende a drammatizzare simili situazioni, perchè egli suddivide il mondo dell'espressione artistica in due settori. C'é un settore che manda messaggi di facile e immediata presa sull'osservatore, ma che, proprio a causa di questa presa diretta, non raramente giunge a destinazione in modo distorto o, per usare un termine sociologico, "diseducativo”. L'altro settore, quello cui egli appartiene, invia messaggi i quali esigono tempi lunghi per essere recepiti. Qualche volta, Amadio ha provato, per puro divertissement a collocarsi nel primo settore di cui abbiamo parlato. Vale a dire ha prodotto opere (soprattutto incisioni a puntasecca) in cui l'elemento centrale della composizione aveva connotazioni nettamente figurali: ebbene, anche in questi casi, da parte di chi li osservava sono partite domande e richieste di chiarimenti non dissimili da quelle di cui si diceva più sopra. Che cosa hanno insegnato all'artista queste esperienze? Che l'arte cosiddetta figurativa è il risultato di un complesso procedimento di assimilazione delle caratteristiche esteriori di tutte le altre arti, ricomposte, secondo la sensibilità di ciascun artista, nella sintesi unipolare di cui si è detto prima, cioè nell'interiorità.
I critici d'arte che negli ultimi anni si sono occupati di Vittorio Amadio hanno messo in luce le qualità del suo operare, ricco anche di una manualità non comune e di un senso del colore, che va ben oltre i canoni tradizionali del tonalismo. Di questo si sono accorti anche i pubblici che in molte città italiane e, recentemente, anche a Berlino hanno visitato le sue mostre, certamente anticipando i giudizi di coloro che, nell'immediato futuro, si accosteranno a questo artista a Stoccolma, Barcellona, Tarragona e (di nuovo) Roma.