Premessa:

L'insieme di immagini, notizie e riflessioni raccolte nelle pagine che seguiranno, relative ad alcuni siti fortificati dell' "ascolano", è il frutto di un desiderio da noi cullato con sentimento: quello di dare vita, nei limiti delle nostre possibilità e di un tempo nostro malgrado tiranno, ad una raccolta che, in qualche misura, potesse contribuire a stimolare la nostra gente a meglio conoscere, apprezzare e, per quanto possibile, salvare dall'oblio e dalla rovina, un aspetto non secondario della storicità diffusa del nostro territorio.

Le nostre pagine, che non intendono offrire un repertorio, né, tantomemo un esame esaustivo delle opere fortificate medievali oggi lì rintracciabili, abbiamo preferito porle al lettore in una sorta di immaginarie "passeggiate storiche" monotematiche. Partendo dalla città, e, passando prima per i siti fortificati che in antico fungevano da sue "vedette", abbiamo immaginato di scendere poi dai monti dell'Appennino fino al mare, toccando preferibilmente certi siti che, per quanto oggi fuori dai percorsi stradali più battuti, in antico assolvevano evidenti compiti di difesa territoriale.

Ciò anche perché, man mano che ci siamo allontanati dalla città, con più propensione, abbiamo indirizzato il nostro sguardo verso quelle testimonianze, e quegli ambienti, che meglio sembrano essere capaci, oggi, di riproporci i caratteri più distintivi del medioevo.

Per questo, anche, ci siamo trovati così a sorvolare su tante opere di fortificazione, specie su quelle di non pochi degli abitati veri e propri dei nostri paesi della fascia collinare (intorno alle quali, d'altronde, esistono già adeguate pubblicazioni).

Infatti, in molti casi, le trasformazioni subite nel corso dei secoli da quelle testimonianze architettoniche, insieme alle caratteristiche ambientali dei luoghi, così radicalmente mutate negli ultimi decenni, avrebbero reso ben difficoltoso coglierne e riproporne una congruente capacità evocativa.

Ciò nondimeno, in numero non indifferente, certi siti rimarchevoli del nostro territorio si sono rivelati ben capaci di dare vita ad una sorta di "giro d 'orizzonte", che quasi incorniciasse e conchiudesse il nostro "panorama fortificato".

Questo grazie anche a quei restauri che, negli ultimi tempi, hanno decisamente migliorato lo stato di certi manufatti, rendendoli meno decadenti, e restituendo alle loro forme ciò che ancora resta del loro orgoglioso passato.

E' proprio in tale "chiostra", del resto, che abbiamo ritenuto opportuno toccare quel suggestivo "Castel Manfrino" che, sebbene da tanti secoli ormai definitivamente separato dal territorio amministrativo della città, nei suoi tempi più antichi, doveva evidentemente costituire uno dei suoi punti chiave di controllo territoriale, per quanto atteneva i confini a mezzogiorno

Uno spazio a parte, grazie alla sua peculiarità, ha meritato in tutto ciò quella Specifica realtà che va sotto il nome di "Castel di Luco", sul quale abbiamo ritenuto opportuno indugiare più a lungo con lo sguardo e con i nostri pensieri.

Il saggio da noi proposto è il risultato di una ricerca che ha preso le mosse da una prima, spontanea aggregazione di immagini, nell'ambito delle più eterogenee colte in occasione dei nostri brevi, ma irrinunciabili, "ritorni a casa".

A ciò, che ha viepiù stimolato le nostre curiosità, ha fatto seguito una più misurata ed attenta rivisitazione dei luoghi, nel tentativo di meglio comprendere il valore storico di quelle antiche murature che ancora vi resistono.

Insieme, data l'inevitabile necessità di meglio rapportarle ai fatti storici della città, il nostro "sguardo" non ha potuto fare a meno di nutrirsi delle letture più opportune sulla storia locale, specie per quanto poteva riguardare i secoli in cui quei siti ebbero a godere di una loro importanza strategicomilitare.

Il nostro lavoro è risultato dunque in un "corpus" ad ampio contenuto di immagini (per quanto possibile armonizzate tra di loro), e di didascalie, dirette a supplire quanto da solo non riesca ad emergere dalle oggettive testimonianze visibili, e tese ad integrare i brevi testi in cui abbiamo creduto opportuno riportare alcune notizie storiche e nostre proprie considerazioni, relative sia ai siti che ai manufatti che vi furono edificati.

Le illustrazioni hanno cercato di cogliere al meglio quegli elementi che più di altri, al di là di un intento prettamente documentaristico, potessero essere in grado di far rivivere agli occhi della nostra fantasia le dimensioni e le atmosfere del passato, le emozioni e le suggestioni antiche che da quei luoghi è ancora possibile trarre.

Per questo, pure, abbiamo pensato utile proporre nelle prime pagine un sintetico inquadramento storico di quelle antiche rocche, nel più ampio ambito dei fatti relativi alla città tra 1000 e 1500, quando appunto si trovarono più propriamente a svolgere le loro antiche funzioni di vedetta e di sentinella; fino a che, venute meno le loro più specifiche ragioni di essere, le pietre che ne avevano garantito la loro antica sicurezza furono condannate all'incuria ed all'abbandono.

Se le nostre immagini, insieme alle parole che le accompagnano, si mostreranno capaci di contribuire ad una maggiore conoscenza (e coscienza) della ricchezza storica dei nostri luoghi, e della conseguente necessità di salvaguardarli dalle offese del tempo e degli uomini, avremo un motivo in più per credere i nostri sforzi un atto dovuto.

Verso quella storia che il Tronto ed il Castellano, nel loro fluire, hanno visto ininterrottamente scorrergli a fianco.

Bernardo Carfagna