SEGNI E SOGNI DI VITTORIO AMADIO
di Andrea Romoli

      Interprete, in pittura, di una istintiva folgorante gestualità con la quale riesce a tradurre
sul supporto abbaglianti visioni di spazio-luce, Vittorio Amadio, forte di una versatilità che
gli permette di indagare con felicità di esiti anche nei domini della scultura e della grafica, non
limita l'orizonte della propria ricerca alla sola ricognizione informale. Nella sua vasta
produzione risulta difficile, infatti, almeno formalmente, inserire i saggi plastici, grafici e
pittorici in un unico e ben definito ambito stilistico. Se da pittore l'artista sa imprimere al
braccio una sveltezza che sembra competere con quella della propria mente generatrice di
idee-forma, da scultore, confermando una notevolissima vemocità di esecuzione, Amadio
riesce a consevare una certa aderenza al dato reale pur trasfigurando, sovente, con
l'irruenza del gesto.
      Una personalità complessa quanto singolare, quaindi, quella dell'ascolano che trova
nella discipline grafiche una sorprendente, ulteriore possibilità espressiva finalizzata ad un
filone di indagine che, di primo acchitto, pare contrapporsi e smentire i suoi stessi saggi
pittorico-plastici. Ad una più ponderata osservazione, però, risulta subito chiaro che nella
grafica di Amadio abitano molti dei motivi che sostanziano tanto la pittura quanto la scultura,
anzi, probabilmante è proprio nella grafica che è possibile reperire gli elmenti in grado di
colmare qualla particolare discontinuità che, nel corpus dell'artisata, si può avvertire
comparando gli elaborati plastici con quelli pittorici. Popolati da sagome vagamente
antropomorfe cui si sommano macchie amorfe e graffianti segni provenienti dal reprtorio
pittorico, simboli fallici, creature fantastiche e insensate calligrafie infantili, nei fogli di Amadio
trovano albergo e pacificamente convivono motivi sperimentati su tela e pietra. Forme
solide, ben definite o incredibimente evanescenti, quasi incorporee, frutto di un sapiente
uso del colore, nella loro unicità paiono esprimere una umanissimùa per quanto arcaica
sensibilità.
      Nel mondo rappresentato in questi fogli, il tempo e lo spazio sono banditi, salvo rari
casi non esiste linea d'orizzonte, così come non esistono gerarchie, tutte le creature
sembrano godere della medesima dignità. Nella grafica, quindi, in questo remoto e nobile
luogo della creatività, Amadio trova il saldante che, senza frizione alcuna, conferisce unità e
coerenza a tutta la propria produzione, prescindendo da ogni steccato linguistico-
disciplinare.
      Con il singolare uso del segno continuo finalizzato alla definizione di quelle
inconfondibili sagome fantastiche - una sorta di segnica legatura mutuata dalla musica -
Amadio sembra annotare - come in un intimo diario - pagine di un sereno vissuto, quasi a
voler dimostrare il bretoniano pensiero secondo cui "l'esistenza è altrove".